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Andrea Sedici Bridal Couture

Il mio primo incontro con gli abiti da sposa firmati Andrea Sedici è stato un colpo di fulmine. Rimasi colpita dalla ricchezza dei dettagli innovativi, dalla freschezza dello stile e del fantasioso intreccio dei tessuti poeticamente costruiti. Incuriosita di approfondire di chi si trova dietro queste magiche creazioni, ho contatto questo giovane stilista, scoprendo con mio immenso piacere una persona di talento immenso, disponibile a raccontarsi e regalare generosamente la propria storia, l’esempio di un giovane ragazzo che ha saputo mettere insieme il proprio talento con il coraggio di chi crede nei propri sogni e nelle proprie capacità.

Andrea Di Nino, direttore creativo Made in Abbruzzo della maison Andrea Sedici, se pur giovanissimo, ha il bagaglio di esperienze di tutto rispetto: dall’infanzia trascorsa nell’atelier di famiglia all’esperienza nella Giorgio Armani che gli ha dato un bagaglio professionale e culturale non indifferente, fino al lancio del proprio marchio.
Onorata di presentarlo attraverso questa splendida intervista per la quale lo ringrazio immensamente:



Andrea, sei un’esplosione di gioia, di innovazione e di eleganza innata! Raccontaci dei tuoi inizi e di quando hai capito che il mondo bridal sarebbe stata la tua strada?

 “In realtà non c’è stato un momento preciso in cui ho capito che il mondo bridal sarebbe stata la mia strada perché in verità, io l’ho sempre saputo. Sono cresciuto nella famiglia che aveva un’azienda che produceva gli abiti da sposa e da piccolo ho respirato l’aria del bridal per poi fare successivamente un percorso di studi del settore a Milano. Dentro di me c’è sempre stato questo sogno, probabilmente fa parte del mio DNA, c’era già nella pancia di mia madre, deciso ancor prima che nascessi.”

 

La creatività è un dono innato, cosa invece hai dovuto imparare prima di esprimerti artisticamente?”

“Credo che la creatività derivi dalla sensibilità e dalla profondità della sensibilità stessa, un dono che ci viene dato alla nascita. Ognuno di noi ha una forma di sensibilità, quella estetica o umana oppure più sensibilità all’interno della stessa persona. Per poter sviluppare una collezione che abbia una bellissima visione ed un concetto importante è necessario guardarsi in profondità e trovare quella che è la propria ispirazione, aprendosi al mondo e lasciandosi condizionare da quello che ci circonda in maniera positiva. Ovviamente è importante avere quelle che sono le tecniche per poter portare a compimento l’idea che la creatività stessa ti suggerisce. Gli strumenti fondamentali io li ho avuti sul campo, fin da piccolo, stando dentro una sartoria: ho rubato con gli occhi quelle che sono le tecniche sartoriali, la modellistica, i volumi e i tessuti. Credo che oggi un designer non debba essere solo un disegnatore di abiti da sposa, ma debba essere anche un tecnico competente. Spesso e volentieri ci si definisce stilisti prima ancora di potersi definire sarti, in realtà prima di poter concepire quella che è un’idea (e prima di poter sviluppare quello che è un concetto creativo), è necessario saperlo costruire: perché una bellissima idea senza un’esecuzione perfetta non può funzionare. Quindi le competenze sono fondamentali insieme a quelle che sono le conoscenze, oltre ovviamente a quella che è la capacità di saper trarre ispirazione da quello che ci circonda.

 

Chi è stato e continua ad essere la tua ispirazione più grande?

“L’ispirazione principale per me arriva dai dipinti. Sono affascinato dal mondo dell’arte in generale ed i dipinti di fine Ottocento e della prima decade del Novecento sono un momento storico che mi suggeriscono un’incredibile ispirazione. Sono legatissimo a Giovanni Boldini, famoso pittore italiano di fine Ottocento inizi Novecento il quale, secondo me, è stato uno dei pochi a saper dare un tratto “moda” a quello che era l’aspetto ritrattistico dell’epoca. Quindi il mondo dell’arte è senza dubbio la mia fonte di ispirazione principale e Boldini è in capo alla lista.”



La scuola Armani, cosa ti ha insegnato e lasciato in eredità e da cosa invece ti sei separato nettamente per costruire la tua identità professionale?

“Armani è stata un’esperienza incredibile, formativa ed unica, un’opportunità che la vita mi ha saputo riservare ed io ho appreso tutto quello che potevo dall’azienda. La Giorgio Armani è una nave scuola dove si può veramente imparare di tutto: ho avuto la possibilità di avere una visione elicottero di quello che è il processo aziendale ed è’ stato estremamente formativo.

Tuttavia, sono riuscito a separarmi da una visione “globale”. Armani oggi è un’azienda internazionale, una gigantesca multinazionale che viaggia su determinati numeri e che ovviamente ha una visione strategica diversa rispetto a quello che può essere un piccolo marchio come il mio che si deve ancora sviluppare.  Diciamo che la netta differenza tra me e un marchio così importante è che il mio è prettamente artigianale, io ho puntato sull’artigianalità, sui piccoli numeri, sulla piccola scala, sulla rarefazione di quello che è il prodotto, quindi ho dei codici di modello di business completamente diversi rispetto a quelli della Giorgio Armani.

Cosa mi ha lasciato in eredità la Giorgio Armani? Indubbiamente la consapevolezza del bello, dell’attenzione al bello, la consapevolezza dei valori sul prodotto e di conseguenza anche sull’immagine che prodotto deve trasmettere ma soprattutto sulla capacità e sul linguaggio che la moda può trasferire attraverso i propri codici. Non si tratta solo di creare degli abiti, ma si tratta di raccontare una storia all’interno della quale ogni ragazza può identificarsi.”

 

Il nome Sedici cosa significa?

“Il nome Sedici ha una doppia valenza: la prima è un mio personale segreto! Non lo sa nessuno e arriva da una cosa molto significativa che è accaduta nella mia vita e che voglio mantenere personale. La seconda, deriva dall’anagramma della parola “Se-dici-sì” – “If you say YES to the dress!”.  Ho giocato ovviamente con il nome dal momento in cui tutte ragazze che vengono per scegliere l’abito spesso dicono sì.”

 

Secondo la tua visione, quali sono le caratteristiche principali del tuo brand?

“La capacità di creare valore attraverso quello che è il concetto dell’attenzione all’artigianalità, del tempo dedicato per un’esecuzione perfetta, dei materiali come fibre nobili, seta, pizzi sia italiani che francesi… Direi che non si tratta semplicemente di costruire quello che è un abito, ma si tratta di trasmettere l’attenzione al tempo, di tornare a comprendere che c’è la possibilità di costruire il bello ma solo attraverso la dedizione a quello che è il tempo. Non si può sempre correre, per osservare le cose belle si necessita di tempo. Spesso le ragazze si ritrovano in questi concetti visto che la scelta di un abito così importante poi resterà per tutto il percorso della propria vita. E’ fondamentale avere qualcosa che abbia un significato intrinseco, oltre che un aspetto estetico.”

 

 

Come descriveresti la sposa che indossa i tuoi capolavori?

“Preferisco pensare alla donna che indossa i miei abiti più che alla sposa. E’ una donna sicuramente sicura di sé, una donna romantica, sognatrice, ma con dei contenuti artistici. E’ una donna visionaria, attenta al bello e con dei valori precisi che vuole comunicare. E’ una donna che non cade nei cliché e che cerca qualcosa di estemporaneo da quella che è la moda del momento.

Più di tutto, l’elemento principale che caratterizza la donna che veste Andrea Sedici, è l’attenzione al dettaglio.”

 

Com’è Andrea mentre crea? Cosa deve avere intorno a sé?

“Quando creo sono in una fase particolare! Ci sono dei momenti in cui sono un po’ matto, metto la musica a tutto volume all’interno dell’ufficio stile e anche all’interno della sartoria, dove si sviluppano i prototipi e le sarte devono sorbirsi poverine la mia musica, ma ci divertiamo! Poi faccio scegliere loro dei pezzi per farmi perdonare e prediligono sempre dei pezzi anni ’70 e ’80 di musica rigorosamente italiana! C’è un ambiente pieno di energia, allegro, è un ambiente che comunque deve trasferire un momento di gioia perché è fondamentale che quando gli abiti vengono creati, ci sia amore e passione da parte di chi li sviluppa perché questo poi dà luce a quello che sarà l’abito e quel momento di gioia viene poi trasmesso a chi indosserà quell’abito una volta terminato.”

 

Sei un’ispirazione per tanti giovani, qual è il messaggio incoraggiante che vorresti trasmettere a molti della tua età che cercano ancora la propria strada?

“Quello che voglio trasmettere ai giovani e che spesso scrivo nei miei post cercando di lasciare un messaggio significativo, è che non bisogna mai mollare. Bisogna credere nei propri sogni, saper scommettere su sè stessi ed avere il coraggio, perché spesso quello che manca è proprio il coraggio per poter fare delle scelte. Anche se queste scelte sono rischiose, il messaggio che sento di lasciare ai ragazzi è: provateci fino in fondo, magari non è detto che la cosa possa riuscire ma provateci lo stesso! Nessuno può sapere come si evolveranno le cose: io ora sono al mio secondo anno di collezione ed Andrea Sedici è considerato in questo momento secondo gli addetti del settore il miglior marchio di lusso bridal emergente degli ultimi 15 anni. Ma se io non ci avessi creduto in me stesso, se non avessi avuto il coraggio di lasciare la Giorgio Armani per inseguire i miei sogni, non avrei mai potuto raggiungere questo tipo di risultato. Non avete timore di credere in un progetto, di studiare, di crearvi delle competenze, di fare un percorso prima di rinunciare e dire “no, ma adesso è troppo tardi”!”

 

 

Il successo per te, cos’è?

“Io non credo nella parola successo e lo dico in maniera spontanea e sincera. Penso a lavorare a testa bassa ed a continuare a costruire il mio progetto, il mio sogno, che è ciò che mi fa star bene tutti i giorni. Credo piuttosto nella capacità di raggiungere dei risultati e nel costruirsi un futuro, nel saper far crescere propria azienda in maniera solida. La parola successo a me non è mai piaciuta perché non credo abbia dei codici solidi, non credo sia ancorata a un qualcosa che sia reale; si tratta di qualcosa di effimero che può esserci così, come può svanire e io non voglio essere condizionato dal successo ma dai miei risultati: dalla capacità di saper costruire quello che è un futuro migliore per me e per le persone che mi circondano.”

 

Il sogno nel cassetto?

“Ho tanti sogni nel cassetto però uno che ricorre spesso se dovessi pensare da qui a 30-40 anni, è quello di avere una piccola casetta in campagna, piena di fiori perché mi piacciono tantissimo, con un giardino super colorato, un cane, un gatto e vivere sereno con la persona giusta al mio fianco.”